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Rassel e Dylan: due fratelli, due clown, un’unica passione

Rassel e Dylan: due fratelli, due clown, un’unica passione

Giovani, divertenti, colorati nei trucchi e negli abiti di scena, e una grande passione per la clownerie: si chiamano Rassel e Dylan Coda Prin, rispettivamente 15 e 17 anni, “nuove leve” del circo e discendenti della omonima famiglia italiana (il padre si chiama Jones) e della famiglia di origine ungherese Donnert (la madre si chiama Brigitta).

La missione di clown Gino (Rassel) e di clown Nino (Dylan) è quella di divertire e far ridere il pubblico, con la consapevolezza di portare sulle spalle una grande tradizione circense ma, allo stesso tempo, con la disinvoltura, la naturalezza e l’allegria che deve contraddistinguere due ragazzi della loro età.

L’arte della clownerie è difficile, ha bisogno di tanto studio ed applicazione. E poi, oggi, per restare al passo con i tempi, con la modernità sempre più frenetica, è necessario adeguare questa arte alle attuali forme di espressione, a mezzi e linguaggi nuovi che, in ogni caso, hanno bisogno di restare legati al passato.

E’ quello che Rassel e Dylan, con il preziosissimo supporto dei genitori, elaborano, preparano e poi rappresentano con gli sketch nella pista del Circo Rolando Orfei.

Con loro abbiamo voluto fare una lunga chiacchierata per conoscere più da vicino il percorso da giovani artisti del circo, la straordinaria passione, gli obiettivi per il futuro. Non solo. L’incontro con Rassel e Dylan, dietro la “barriera”, fuori da quel cerchio magico, ci ha permesso di conoscere due ragazzi davvero speciali, con una gran voglia di raccontarsi e di trasmettere belle emozioni.

Come vi siete approcciati alla figura del clown?

Dylan: “Tutto è iniziato per fare una sorpresa a mio padre Jones. Mi sono truccato e ho messo gli abiti di scena per essere uguale a lui, un piccolo Jones per intenderci, per poi entrare in pista e salutare il pubblico nel finale dello show. Ricordo di essere stato accolto dal pubblico con applausi e tante risate e non volevo più lasciare la pista. Da quel giorno, ogni qualvolta ascoltato la musica provenire dallo chapiteau piangevo perché volevo entrare nel circo. Così ho iniziato a partecipare allo spettacolo con mio padre. All’età di tredici anni si è aggregato mio fratello e si è composto un trio comico”.

Rassel: “Sono stati mio padre Jones e mio fratello Dylan ad avvicinarmi a questo personaggio. Entrambi facevano il loro spettacolo e si divertivano tantissimo. Così ho deciso di partecipare anche io e abbiamo formato un gruppo che continua a divertire il pubblico ed a far ridere i più piccoli”.

Avete svolto un percorso di formazione?

Dylan: “Nella fase iniziale di questo percorso di crescita sono stato aiutato da mio padre. Nel 2019 ho frequentato l’Accademia di Verona imparando il mano a mano, mentre mio fratello la scala libera. Dopo il brutto periodo della pandemia, mi sono trasferito all’Accademia di Budapest per studiare il mano a mano acrobatico”.

Rassel: “All’inizio il tutor è stato mio padre. Era un gioco ma non mi piaceva molto andare in pista. Poi ho iniziato a prendere tutto più seriamente. Infatti, ho imparato a suonare il sax, a preparare i primi sketch. All’Accademia di Verona, prima, e all’Accademia di Budapest, poi, mi sto perfezionando nella scala libera”.

Quali caratteristiche deve avere un clown?

Rassel e Dylan: “Prima di tutto deve avere passione. Deve essere il più naturale possibile, nulla di costruito, nulla di forzato anche perché se una persona è obbligata a farlo è meglio lasciar perdere in partenza. E’ certamente una figura molto difficile da interpretare, deve fare tanto e tutto in veste comica. In più, il clown deve essere empatico e sempre aggiornato”.

Quali, invece, le vostre caratteristiche?

Rassel e Dylan: “Le caratteristiche personali rispecchiano quelle descritte prima per la figura del clown. C’è sicuramente tanto lavoro da fare, ma quando viene fuori la fatica si dà un senso alle prove e alla voglia di migliorare. Per entrambi, è fondamentale l’interazione con il pubblico e con i bambini in particolare”.

Avete un punto di forza in particolare?

Rassel: “Sì, sono molto tenace. Anche davanti a una difficoltà non mi abbatto, provo a superarla senza tirarmi giù di morale”.

Dylan: “Mi rivedo molto nella figura del clown prima esposta proprio perché in questo profilo c’è la capacità di immedesimarsi nel pubblico”.

Come vi definireste con un aggettivo?

Rassel: “Determinato”.

Dylan: “Perfezionista”.

Come descrivereste il mondo del circo e la sua arte?

Rassel: “E’ il mondo in cui sono nato. E’ casa mia. Lo definirei un mondo fatto di autentica passione. Mi posso ritenere molto fortunato perché sono cresciuto nel circo considerando la tradizione della famiglia Coda Prin e Donnert. E poi, è il mio lavoro. Il mondo del circo è tutto ciò che mi dà sempre i giusti stimoli”.

Dylan: “Un mondo che è sempre stato in grado di tenere il passo ai continui cambiamenti, di innovare, di fare spettacolo e di farlo nel tempo”.

Come descrivereste, invece, il rapporto con il pubblico?

Rassel: “E’ un rapporto con un equilibrio molto particolare. All’inizio sicuramente più rigido, più formale, poi con il passare del tempo tutto è cambiato perché l’esperienza, i consigli ricevuti da mio padre e da mio fratello mi hanno portato ad essere più disinvolto, tanto che ora è tutto più naturale. Ci sono città in cui è molto facile entrare in sintonia con gli spettatori e questo ti consente di capire ciò che piace di quello che stai rappresentando in pista. Ogni feedback è fondamentale perché ti aiuta a migliorare, a perfezionare lo sketch e renderlo sempre più piacevole e divertente”.

Dylan: “Molto interessante perché io e mio fratello siamo giovani e questo rende il rapporto più stimolante sia per noi che per il pubblico stesso. Si potrebbe pensare che un artista della mia età non ha l’esperienza giusta per poter stare in pista, invece quando gli spettatori vedono due ragazzi la reazione è molto positiva. Anzi, apprezzando le abilità e la buona preparazione il loro interesse si rafforza. I feedback che abbiamo sono positivi. Il pubblico è curioso, ci pone spesso delle domande e questo non può che essere un segnale di apprezzamento verso quello che facciamo”.

Cosa vi piace di più di questo lavoro?

Rassel: “Far ridere la gente! Mi sento gratificato quando il pubblico partecipa con entusiasmo e si sente coinvolto nel corso dello show. Noi artisti lo percepiamo subito ed il loro divertimento mi rende fiero di aver fatto bene il mio lavoro”.

Dylan: “Ti dà la possibilità di essere te stesso. E’ vero, abbiamo il nostro trucco, i nostri vestiti, gli strumenti musicali e ciò che ci serve in pista però attraverso la performance trasmettiamo qualcosa di noi stessi al pubblico. E poi, la cosa che ribadisco sempre è la grande fortuna di poter lavorare con mio fratello. Ci divertiamo tantissimo…”.

Potete farci, in pochissime parole, una presentazione uno dell’altro?

Rassel: “E’ un perfezionista sia come ragazzo, nella vita di tutti i giorni, che come artista del circo. Dylan è sempre disponibile e pronto a dare mano agli altri”.

Dylan: “Dentro e fuori dalla pista è sempre la stessa persona. Rassel sa mettersi in gioco in tutto quello che fa ed è molto curioso. Ha iniziato questo lavoro più tardi rispetto a me, ma è riuscito a migliorare velocemente ascoltando i consigli degli altri. E’ una persona trasparente e sincera”.

Ci raccontate qualcosa dei vostri sketch?

Rassel e Dylan: “Sono presenti più sketch ma quello che ci piace ricordare è quello musicale perché non è facile vedere l’esibizione di un clown che suona uno strumento e, nel nostro caso, lo facciamo entrambi più nostro padre. Con l’entrata musicale troviamo due generazioni in pista. Utilizziamo il sax, la tromba, il clarinetto e interagiamo molto con il pubblico presente. I più piccoli poi si divertono tantissimo con lo sketch della boxe. Tra di noi giochiamo, balliamo, facciamo battute e utilizziamo in particolare la mimica facciale. C’è quindi tanta complicità. Con le nostre esibizioni cerchiamo di riportare ad oggi numeri del passato ma aggiornati e rivisitati per renderli più attuali e vicini al nostro pubblico”.

Ricordate il giorno del debutto in pista?

Rassel: “Sì, avevo 12 anni. Mi sentivo osservato. Ero particolarmente ansioso come penso tutti ad una prima. E’ andato tutto molto bene e quando ho lasciato la pista ho fatto un lungo respiro per scaricare l’adrenalina accumulata. Da allora, però, ho pensato solo a divertirmi”.

Dylan: “E’ stato emozionante e ho un ricordo bellissimo perché ero la spalla di mio padre. Mi sentivo tranquillo perché c’era lui accanto a darmi quella sicurezza necessaria per affrontare un debutto. Il carattere mi ha sicuramente aiutato e la determinazione di oggi si sta rivelando fondamentale in questo percorso di crescita e formazione”.

Siete giovanissimi, ma avrete sicuramente un bel ricordo da raccontarci…

Rassel: “Certamente, la partecipazione all’ultima edizione dell’Italian Circus Talent Festival. E’ stata la mia prima esperienza da clown fuori dal circo. Un’esperienza bellissima in cui mi sono divertito e ho presentato con mio fratello lo sketch dello slow motion”.

Dylan: “Il ricordo più bello? L’Italian Circus Talent Festival perché ho lavorato con mio fratello ma senza mio padre e in un ambiente differente dal solito. E’ stata la prima partecipazione ad un festival con la presenza di giudici, di premi in palio e con quella sana competizione tra artisti”.

Invece, l’esperienza più significativa?

Rassel e Dylan: “Di recente abbiamo accolto l’invito dell’Istituto Superiore Pitagora di Pozzuoli a presentare gli sketch per i professori e per i compagni nell’ambito del progetto scuola itinerante. Un’esperienza insolita perché non tutti hanno la possibilità di esibirsi in un’aula magna e per di più al cospetto di alunni e docenti con i quali si condivide un percorso di studi. Per un giorno ci hanno visti in un altri abiti, quelli di scena appunto”.

Quanto è importante il ruolo della famiglia in questo vostro percorso di vita e di lavoro?

Rassel: “Tantissimo. I consigli dei miei genitori sono preziosissimi. L’educazione e il rispetto sono alla base di tutto. Poi, come artista, mio padre mi ha fatto comprendere quanto sia importante l’impegno, il sacrificio, il coltivare una passione e fare sempre ciò che piace”.

Dylan: “La famiglia prima di tutto. I suoi valori e in particolare l’unità che è fondamentale per affrontare insieme i momenti di difficoltà. Il rispetto del pubblico e di chi ci è accanto nella vita e nel lavoro. Essere sempre disponibili ed aiutare chi ha bisogno”.

Come raccontereste il circo a un ragazzo della vostra età?

Rassel: “Gli direi che è un mondo difficile tra studio, prove, spettacoli e trasferte. E’ un lavoro faticoso sia a livello mentale che fisico. Ma quello del circo è prima di tutto uno stile di vita, bello ed affascinante. Io sono abituato a cambiare e mi adeguo facilmente. A un coetaneo direi che per entrare in questo nuovo mondo deve necessariamente mutare le proprie abitudini”.

Dylan: “Gli farei capire che c’è bisogno di tanto sacrifico soprattutto oggi perché stanno aumentando le difficoltà di gestione e cambiando le considerazioni su come viene visto dall’esterno il mondo del circo. I ragazzi mi sembrano lontani e per questo motivo non è facile interagire e dimostrare loro cosa c’è di bello attorno a noi”.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?

Rassel: “Migliorare nella clownerie, ovviamente, fare esperienza e sperimentare dentro e fuori la pista. Per fare questo ho bisogno di osservare, studiare, raccogliere gli input e perfezionare quello che già faccio”.

Dylan: “Sicuramente lavorare su quello che è l’attuale spettacolo per raggiungere un buon bagaglio tecnico e una preparazione che mi possano dare l’opportunità in futuro di poter lavorare all’estero. Mi piacerebbe molto girare il mondo e partecipare ai festival. Ovviamente sempre con la presenza di mio fratello”.

Un saluto agli amici del circo e ai lettori di Circo Italia…

Rassel-Dylan: “Vi aspettiamo al nostro show. Speriamo di incontrarvi presto per poterci conoscere personalmente. Siamo dei giovani sognatori e auguriamo a tutti di raggiungere quanto prima i propri sogni perché… nessun sogno è irraggiungibile!”.

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