“Fedele Albanese, garibaldino e giornalista galatinese”, un saggio di Rosanna Verter
“Riaccendere il ricordo di una persona che ha portato in dote la sua rigida onestà d’animo, la fierezza di un hidalgo che non scendeva a compromessi”. Prendo in considerazione questa riflessione dell’autrice per presentare il saggio “Fedele Albanese, garibaldino e giornalista galatinese” scritto da Rosanna Verter e pubblicato in questi giorni da I.S.G. Panico.
Un lavoro dettagliato che intende far conoscere Fedele Albanese (1845-1882), patriota e cronista, tra i primi a varcare la Breccia di Porta Pia nonché fondatore e primo direttore del quotidiano “Il Messaggero” di Roma. Figura la cui importanza supera gli steccati del provincialismo e del campanile locale.
Albanese si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Napoli per dedicarsi, giovanissimo, al giornalismo. Da qui nasce il suo stretto legame con gli ambienti patriottici che lo vedono partecipare a numerose campagne garibaldine, distinguendosi nella battaglia di Bezzecca del 1866, conclusasi con la sconfitta degli austriaci.
Dalla vita tormentata e con un carattere duro e spigoloso, Albanese è molto apprezzato come cronista sia in Italia che all’estero. Scrive per “Progresso Nazionale”, “Piccolo”, “Italia”, “Nuova Patria”, “Avvenire”, “Giornale di Napoli”, “Nuova Roma” e “Sentinella”. Come corrispondente del “Piccolo di Napoli”, nel 1870 varca la Breccia di Porta Pia.
Una forte passione giornalistica, quindi, e una penna che lascia il segno, che apre al confronto, che polemizza, spesso in maniera molto forte, difendendo il proprio pensiero, sempre con fierezza e rifiutando i compromessi. E’ questo il profilo di Fedele Albanese, un giovane cronista che nel 1874, tornato a Lecce, si mette alla guida de “La Gazzetta di Terra d’Otranto”, portandola oltre i confini provinciali, per poi trasferirsi nella Capitale (1878) per assumere la direzione de “Il Messaggero”.
Un migrare di città in città e un grande amore per la sua Galatina a cui aggiungere un forte impegno politico che vede Fedele Albanese passare da posizioni garibaldine a quelle della destra moderata. All’età di 15 anni è promotore di manifestazioni in favore dell’Eroe dei due Mondi, poi si arruola tra i Cacciatori delle Alpi partecipando alle battaglie di Bezzecca e Mentana.
Un uomo che, come sottolinea l’autrice Rosanna Verter, “alla sua passione per la politica, all’alto ideale di libertà e di giustizia, sacrificò ogni interesse, ogni gloria e la vita. Il suo peregrinare da un giornale all’altro fu dovuto soprattutto al suo carattere spigoloso; il suo sentimento esagerato della propria dignità lo portava ad abbandonare un giornale su due piedi, senza pensare alle conseguenze. La sua cultura se da un lato gli procurò molti amici dall’altra suscitò molte inimicizie e molto odio”.
Una figura sincera e disposta a “pagare” per le proprie idee e che aspira ad avere un giornale tutto suo. L’occasione arriva nel 1882 quando fonda “Il Monitore”, di estrazione liberale, che non ebbe il successo sperato e che spinge Albanese ad indebitarsi. Non scende a compromessi per non essere costretto a rinnegare i suoi ideali. Però, dopo appena quattro mesi, senza gli aiuti economici promessi, il giornale termina le pubblicazioni.
In questo saggio c’è il racconto di un giornalista che, come ricorda Rosanna Verter, “considerava la stampa come l’espressione più pura di una corrente politica”, e di un uomo che “fu modello di sincerità, che non volle sottostare alla speculazione politica”. Accanto a questo, una descrizione del clima in cui si vive, con le tensioni e le azioni anche feroci tra le diverse fazioni. Situazione che porta ad aggressioni e addirittura a uno scontro in duello. In seguito a questi episodi i direttori dei massimi giornali danno vita all’ASPI (Associazione Stampa Periodica Italiana), oggi FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), sindacato dei giornalisti italiani.
La biografia di un uomo che decide di mettere fine alla sua vita in maniera tragica a soli 37 anni. E’ il 12 marzo 1882: i redattori de “Il Monitore” odono un colpo di pistola, si precipitano nell’ufficio del direttore Fedele Albanese e lo trovano seduto sul divano, la testa reclinata sulla spalla, un mazzolino di viole all’occhiello del cappotto. A terra il suo sigaro ancora acceso e la mano destra che impugna la pistola con cui si è sparato un colpo alla tempia.
Un invito all’Amministrazione Comunale potrebbe essere quello di sostenere iniziative culturali volte a promuovere e approfondire la figura del galatinese Fedele Albanese, così come l’istituzione di un premio giornalistico che possa invogliare i nostri giovani alla scrittura.